Gli ultimi 15 mesi, lo sappiamo, sono stati condizionati da qualcosa che mai ci saremmo aspettati di vivere: una pandemia che ha radicalmente cambiato le nostre abitudini quotidiane e stravolto le nostre priorità. Da marzo dello scorso anno, l’ormai triste e consueto bollettino serale ci parla di oltre 130 milioni di casi nel mondo e più di 2 milioni e 800 mila decessi.
Numeri impressionanti che non sono sufficienti però a rendere l’idea di cosa sia questa pandemia e quale sia la portata di qualcosa che ci ritroveremo certamente a leggere nei libri di storia. Ma se è vero che i dati, freddi e agghiaccianti, ci danno la misura di quello che sta succedendo, è altrettanto vero che questi non tengono conto né degli effetti (immediati e a lungo termine) del lockdown e delle misure di distanziamento, né tantomeno di altri indicatori direttamente correlati a ciò che stiamo vivendo, ma difficili da inserire nel conto totale.
Perché diciamocelo: tutti quanti stiamo pagando il prezzo di questa situazione, ma ci sono persone che pagano molto di più.
Penso, ad esempio, a chi ha perso il posto di lavoro nonostante il blocco dei licenziamenti perché non gli è stato rinnovato il contratto a tempo determinato, ai disoccupati e ai cosiddetti neet, quelli che hanno perso la speranza e non lo cercano nemmeno più un lavoro. O a quelle persone che hanno un’attività e si trovano a dover fronteggiare una situazione di estrema difficoltà.
Ma penso anche alle donne, che secondo l’ISTAT rappresentano il 70% di chi ha perso il lavoro per colpa della pandemia ma che hanno pagato, purtroppo, anche in altri modi. Perché mentre, ad esempio, il numero di omicidi volontari si è ridotto, quello dei femminicidi è addirittura aumentato, così come sono aumentate le violenze domestiche che, complice il lockdown, hanno reso la casa una prigione con spazi da condividere proprio con la persona violenta da cui si vorrebbe fuggire e che spesso non si ha la forza di denunciare.
Ai bambini e soprattutto ai ragazzi, che si sono trovati a dover fare i conti con una didattica a distanza che, malgrado gli enormi sforzi di docenti, famiglie e personale scolastico non potrà mai sostituire la crescita e le relazioni che si sviluppano attorno ai banchi di scuola. Ragazzi che sono stati accusati a vario titolo di essere i principali colpevoli del contagio, senza che nessuno (o quasi) provasse a pensare a quanto siano importanti gli altri quando si hanno 14, 15, 18 anni e senza nessuno (o quasi) disposto a riconoscere la fatica emotiva di fare lezione dalla camera da letto, la difficoltà di avere magari una connessione che non funziona, l’assenza di contatto e confronto e gli stimoli che lasciano via via spazio all’apatia.
E poi, a tutte le categorie più fragili, come anziani, disabili e malati, spesso dimenticati nel caos di una situazione spiazzante, che hanno diritto e necessità di più attenzioni e tutele. Di più assistenza personale e psicologica, di più percorsi per vivere una vita il più possibile autonoma.
LE Questioni che non possono essere rimandate
Ed è proprio avendo bene in mente tutto ciò che ho letto il DEFR passato in Consiglio regionale la settimana scorsa. Un documento che, per forza di cose e giustamente, dedica ampio spazio alle misure per fronteggiare la pandemia e le sue conseguenze, ma nel quale non mancano secondo me questioni che meritano la massima attenzione e che non possono essere rimandate.
welfare, disabilità E CIVILTÀ
A partire ad esempio dal rafforzamento della rete dei servizi dedicati agli anziani e il sostegno alle famiglie, in modo che possano meglio conciliare la vita famigliare con quella lavorativa, ma anche la prevenzione del disagio psicologico che la pandemia e il confinamento stanno creando a tutte le fasce della popolazione. E poi in materia di disabilità, il potenziamento e soprattutto la personalizzazione di modelli e percorsi assistenziali capaci di rispondere davvero ai bisogni delle persone non autosufficienti, dedicando interventi qualificati e supporto alla conciliazione vita-cura-lavoro ai caregiver. È importante che nel DEFR ci sia, inoltre, specificata la necessità di avviare una programmazione integrata in tema di coordinamento delle politiche sanitarie con le altre politiche che toccano la disabilità (sociale, abitativa, educativa e occupazionale) armonizzando i servizi, ponendo particolare attenzione a progetti di vita indipendenti e rivolti al “dopo di noi”, così come sono contento che siano state messe nero su bianco tre questioni che mi stanno particolarmente a cuore: l’abbattimento delle barriere architettoniche, che oggi condizionano la vita dei disabili e dei loro accompagnatori, ma senza le quali tutti quanti staremmo certamente meglio e l’aumento del numero di operatori di sostegno nelle scuole e l’attuazione del Piano annuale di inclusione.
SCUOLA: LOTTA AL PRECARIATO E ALL’ABBANDONO
E poi la scuola, le ragazze e i ragazzi, che come dicevo poc’anzi hanno pagato un prezzo spropositato e che fanno parte di un sistema che mostrava già prima parecchi limiti. Oltre all’ormai annoso problema dell’edilizia scolastica, al quale si dà il positivo indirizzo di mantenimento delle scuole nel centro di Aosta, c’è sicuramente da risolvere il gap tecnologico di alcune istituzioni ed è un bene anche che si vada verso la messa in rete di tutte le istituzioni scolastiche. C’è poi la questione del precariato degli insegnati che non va sicuramente ignorato e che anzi va risolto. Ultimo, ma fondamentale, vanno da subito messe in atto tutte le politiche atte a combattere la dispersione e l’abbandono scolastico che con la DAD hanno assunto dimensioni davvero molto preoccupanti.
UNA “NUOVA” CONCEZIONE DEL LAVORO IN VALLE
A mio avviso ci sono anche importanti indicazioni legate al mondo del lavoro, come il sostegno e la promozione dello sviluppo delle imprese insediate e l’attrazione di nuovi investimenti, così come la necessità di sostenere i settori industriale, e artigianale e delle cooperative attraverso il potenziamento delle relazioni tra le imprese, la messa in rete delle conoscenze ed esperienze, la creazione di nuove opportunità, che per il nostro sistema economico vuol dire anche investimenti nella ricerca e sviluppo.
E, poi, ancora, un piano per l’occupazione che dia buon lavoro e quindi a tempo indeterminato e senza sfruttamento. In quest’ottica, lo strumento centrale su cui far convergere le diverse azioni da mettere in campo è rappresentato dal Piano politiche del lavoro (PPL), già avviato e costruito in forma partecipata nel corso del 2019, ora aggiornato in chiave post-Covid. Una delle fondamentali politiche attive è rappresentata dalla formazione, alla quale dovrà essere riservato ampio spazio progettuale, sia per consolidare percorsi e linee di attività già in essere, anche con l’utilizzo di fondi strutturali, sia per delineare nuove progettualità e nuovi strumenti, che consentano di cogliere le sfide introdotte dal mutato contesto socio-economico.
È necessario prevedere azioni specifiche che favoriscano la conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro, ma anche che favoriscano l’empowerment della forza lavoro femminile, sia in termini di lavoro dipendente sia in termini di autoimprenditorialità e, non da ultima, una riconversione ecologica del sistema produttivo che appare ormai non più rimandabile.
UNA SANITÀ SUL TERRITORIO
In materia di sanità, viene inserito il completamento del piano regionale per la salute e il benessere sociale che manca di un aggiornamento ormai da davvero troppi anni. E concordo con quanto scritto nel DEFR: il nostro modello di sanità dovrà essere sempre di più territoriale e non ospedale-centrico, perché solo costruendo sul nostro territorio una rete strutturata di servizi sanitari dotandola adeguatamente di personale professionalizzato si potrà rispondere meglio alle esigenze sanitarie della persone. Questo è emerso ancora di più con l’esplosione della pandemia. Come è indispensabile potenziare il reparto di psichiatria.
L’AMBIENTE E UN TEMPO CHE STA FINENDO
Il Movimento del Friday for Future ci ha gridato in faccia quella che è la realtà: non abbiamo un pianeta B e quello che abbiamo lo stiamo consumando e avvelenando sempre più velocemente. Occorre proseguire la definizione di una strategia Fossil fuel free, nonché aggiornare il Piano energetico ambientale regionale (PEAR), in coerenza con la Strategia di sviluppo sostenibile.
Lo sviluppo della Strategia Fossil fuel free è strettamente connessa alla Strategia di sviluppo sostenibile e troverà attuazione attraverso diversi strumenti di pianificazione territoriale, come il PEAR, che costituisce condizione abilitante della nuova programmazione europea 2021/2027, il cui aggiornamento è attualmente in corso. In attuazione degli obiettivi di questa strategia si dovrà progressivamente abbandonare l’utilizzo delle fonti fossili entro il 2040, intervenendo in diversi settori puntando sempre di più sull’utilizzo di fonti rinnovabili.
L’amministrazione regionale ha definito la Roadmap per una Valle d’Aosta Fossil fuel free al 2040, e tale documento costituisce il punto di partenza per la definizione della Strategia di decarbonizzazione della regione che conterrà nel dettaglio tempistiche e costi per sostenere il processo di azzeramento delle emissioni di gas climalteranti. Il percorso finalizzato alla decarbonizzazione si svilupperà anche attraverso la prosecuzione delle attività di sostegno all’efficientamento energetico.
Il piano dei trasporti che è in dirittura d’arrivo è parte fondamentale nella strategia di difesa dell’ambiente nel quale viviamo: tramite questo documento si potranno definire le azioni per disincentivare l’uso dei mezzi privati in favore di quelli pubblici e collettivi.
DALLA PANDEMIA AI PROGETTI PER IL FUTURO
Per concludere: lo scoppio della Pandemia ha cambiato le nostre vite e ha stravolto l’agenda politica ad ogni livello, occupando gran parte del dibattito degli ultimi tempi. È necessario che sia così, visto l’aumento delle famiglie in condizione di povertà assoluta, la drastica riduzione dei posti di lavoro e le grandi difficoltà che tutte le persone si trovano ad affrontare ogni giorno, ed è quindi un bene che nel DEFR sia dato molto spazio alle azioni in risposta a tutto questo.
Ma questa pandemia non può e non deve far dimenticare temi fondamentali e
questioni che non erano rimandabili già nel marzo scorso: la scuola, la sanità, l’ambiente e il lavoro.
Ecco, io credo che nel DEFR questi temi siano affrontati e che ci siano, in sintesi, molte delle risposte che le valdostane e i valdostani cercano dalla classe politica.
Mettiamolo in pratica da domani.