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Occhio per occhio rende il mondo cieco

17 Ottobre 2023

L’attacco di Hamas contro Israele va condannato. Le conseguenze di questo atto di guerra sono lutti e devastazioni, sia tra i civili israeliani sia tra i civili palestinesi colpiti dalla reazione del governo Netanyahu il cui ministro della Difesa ha definito i palestinesi degli “animali umani”.

Niente, invece, da parte dell’Autorità Nazionale Palestinese: silenzio totale.E questo è segno dell’impotenza nella quale si è relegata.

Attualmente si contano migliaia di morti e feriti civili, con un ulteriore numero imprecisato di ostaggi, prigionieri e dispersi e, cosa ancor più grave, non sembra nemmeno così lontana la minaccia che il conflitto possa portare a una escalation militare dagli esiti imprevedibili e che potrebbe coinvolgere varie potenze regionali, come l’Iran e il Libano, nonché altri gruppi armati estremisti.

Non si tratta di un fulmine a ciel sereno

Tutto ciò non è un fulmine a ciel sereno, ma nasce dal colpevole silenzio della comunità internazionale sul conflitto e l’occupazione dei territori palestinesi in atto da tempo e ai quali non è mai stata trovata una soluzione diplomatica, anzi tutte le risoluzioni diplomatiche sono state costantemente disattese.

Questo attacco oltre alle numerose vittime civili innocenti, colpisce la possibilità del popolo palestinese di vivere in pace, possibilità peraltro già minata da iniziative unilaterali da entrambe le parti (come i continui attacchi missilistici provenienti da Gaza e l’allargamento, sostenuto direttamente e indirettamente dal Governo israeliano in carica, degli insediamenti dei coloni in Cisgiordania) e rischia di allontanare ulteriormente e di rendere più tortuoso il percorso verso il pieno riconoscimento del proprio diritto all’autodeterminazione.

Sta iniziando una nuova guerra che può incendiare l’intero Medio Oriente. Solo una soluzione giusta e negoziata può garantire la pace.

Hamas non è la Palestina

Mentre l’opinione pubblica internazionale si divide tra tifosi di una o dell’altra fazione e chi pensa che la Palestina e il suo popolo debbano avere garantito il diritto a uno Stato viene tacciato di essere “amico di Hamas”, lì le persone muoiono.

Di guerra, di fame e di stenti.

Ma Hamas non è la Palestina e i palestinesi non sono tutti Hamas.

Serve un intervento immediato della comunità internazionale per il cessate il fuoco, riprendendo una prospettiva di pace giusta e credibile nel rispetto della legalità internazionale. Continuando, innanzitutto, a fornire alla popolazione civile di Gaza l’accesso a beni essenziali e vitali quali cibo. acqua o elettricità, in particolare in un contesto dove circa due milioni di palestinesi vivono in condizioni di estrema deprivazione.

L’ispirazione alla pace e alla convivenza dovrebbe essere, infatti, l’obiettivo cui la comunità internazionale deve tendere. Rimettendo in campo, dopo anni di colpevole abbandono, ogni sforzo per ricostruire un processo di pace in Medio Oriente, che è l’unico che può garantire benessere e sviluppo a entrambi i popoli. Riaffermando il diritto di Israele e Palestina alla coesistenza sulla base dello spirito e delle condizioni poste dagli accordi di Oslo, per l’obiettivo dei “due popoli e due Stati”.

Affinché si fermi questa spirale di morte.

Prima che sia troppo tardi.

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