È passato meno di un mese dalle elezioni, ma tanto è bastato alla destra per far calare la notte sui diritti.
Se l’elezione a seconda carica dello Stato di un nostalgico del ventennio come Ignazio La Russa non ha suscitato l’indignazione che un paese antifascista avrebbe meritato e quella alla Camera di una figura che ha definito Putin “una luce”, i rapporti omosessuali “schifezze” e si è dispiaciuto di non trovare appoggi per modificare la 194 rappresenta una vera e propria dichiarazione d’intenti, a farmi paura oggi è il combinato tra un “restyling” in salsa italica dei nomi dei dicasteri e la scelta delle persone che dovranno occuparne i vertici.
Si spengono le luci
Già, perché il cambio o l’aggiunta di alcuni termini non è solo una scelta simbolica, ma rappresenta una precisa indicazione della strada che le destre vogliono intraprendere e che punta dritta contro chi chiede uguaglianza, reclama più diritti o sogna un mondo diverso e basato su un nuovo modello di sviluppo.
A partire da quel “istruzione e merito” che rimanda alla selezione di gentiliana memoria e lascia indietro chi ne avrebbe più bisogno, facendo rivoltare nella tomba Don Milani e la Montessori, fino alla “sovranità alimentare” (che temo non sarà quella immaginata da Via Campesina o da Slow Food, ma sarà più un ritorno alla Salsa Rubra al posto del Ketchup), passando per la scomparsa della Transizione ecologica, come se un modello di sviluppo diverso e meno inquinante sia cosa da dimenticare.
In mezzo, ministri della Difesa che sono anche lobbisti del settore degli armamenti, ministri del Turismo orgogliosamente fascisti e grandi amici del peggior capitalismo e Carlo Nordio alla Giustizia.
Sì, proprio quello secondo il quale approvando il DDL Zan la pedofilia sarebbe diventato un orientamento sessuale.
Mostrano i denti contro diritti e uguaglianza
Ma se questo non dovesse bastare, è proprio contro chi ha di meno, non ha gli stessi diritti o avrebbe bisogno di politiche più incisive che il nuovo governo mostra la sua faccia più brutta.
Il Ministero Famiglia, Natalità e Pari opportunità (e già il nome è un programma) a Eugenia Roccella è un o schiaffo ai diritti delle donne e della comunità LGBTQ+.
Per lei “l’aborto non è un diritto” ed è da sempre in prima fila nelle battaglie contro l’eutanasia, l’aborto, la procreazione assistita, le unioni civili, l’inserimento del reato di omofobia nella legge Mancino e sostenitrice di quella cosa che chiamano ‘famiglia naturale’, formata rigorosamente da un uomo e una donna.
il Ministero della Disabilità: una figura totalmente di facciata, senza portafoglio e senza poter fare nulla di indipendente ed efficace che non fa altro che dividere il mondo in due tra chi, secondo loro, è normale e chi non lo è, aumentando etichette e pregiudizi, medicalizzando ed escludendo le persone con disabilità.
A pochi giorni dal centenario della Marcia su Roma, le ombre sul nostro paese aumentano sempre di più.
Non abbiamo altra scelta che lottare affinché su inclusione, diritti civili, sostenibilità e welfare non cali la notte più buia.