1 ragazzo su 2 tra gli 11 e i 17 anni è stato vittima di una qualche forma di bullismo, mentre tra chi usa il cellulare il 22% ha dichiarato di aver subito cyberbullismo. Il 12,4% delle ragazze e il 10,4 dei ragazzi ha subito cyberbullismo, a cui si sommano (specie per le ragazze) commenti a sfondo sessuale (32%). Tra il 2018 e il 2019 i casi sono cresciuti del 18% e in oltre 52 casi si parla di bambine e bambini con meno di 9 anni. (La Stampa, 7/2/2020, Fonte Sipps). A questo bisogna aggiungere che l’UNICEF stima che i bambini e gli adolescenti che subiscono ogni anno qualche forma di bullismo o violenza sono 246 milioni.
Altrettanto gravi sono le conseguenze che queste azioni comportano. Sempre secondo l’UNICEF:
«L’impatto educativo sulle vittime di episodi di bullismo/cyberbullismo o violenza verificatisi in ambito scolastico è altrettanto significativo: episodi di questo tipo, perpetrati da insegnanti o coetanei, possono indurre bambini e ragazzi vittime ad aver paura di andare a scuola ed interferiscono con le loro capacità di concentrazione e apprendimento, favorendo la dispersione scolastica, con evidenti conseguenze sulle loro prospettive educative e lavorative. Gli episodi di violenza e bullismo a scuola hanno altresì costi socio-economici significativi con conseguenze di lungo periodo sia sulle vittime che sui perpetratori, che vanno dalle difficoltà relazionali al rischio dell’aggravarsi di comportamenti antisociali che possono sfociare in fattispecie criminali».
Il bullismo e il cyberbullismo rovinano la vita a chi li subisce, ma anche a chi commette questi atti ed è per questo che dobbiamo affrontare seriamente la questione.
Perché dire che “era solo una battuta”, o sostenere che “vabbè, ma esagerano: sono cose che capitano a tutti da sempre” è un modo per minimizzare un problema grave e lavarcene le mani. Perché noi, delle vite degli altri non sappiamo davvero nulla, e non possiamo permetterci di giudicare, deridere e biasimare qualcuno per un suo modo di essere, un suo problema, una sua difficoltà o un suo comportamento. E non lo possiamo fare mai, né in adolescenza né in età adulta, così come non possiamo più fare finta di niente e guardare dall’altra parte.
E guardare dall’altra parte, invece, è proprio quello che facciamo ogni giorno: quando vediamo insulti e offese sui social, quando giustifichiamo i colpevoli e colpevolizziamo le vittime, quando commentiamo con minacce, ma anche quando non ci incazziamo se vediamo i politici che mettono alla gogna ragazzini, postando le loro foto sui social o pubblicando video con scritto “se foste in macchina con lei, cosa le fareste?”.
Già, perché se pensiamo che il bullismo sia qualcosa da ragazzini ci sbagliamo di grosso e stiamo di nuovo scaricando le responsabilità. I ragazzi di oggi sono quelli che educheranno quelli di domani: indovina un po’ cosa vuol dire?